mercoledì 18 aprile 2012

LA BAMBOLA

- Ma cosa ne vuoi sapere tu di me?
   Mi guardò dolcemente come per farmi capire che mi compativa.
   - Ne capisco, ne capisco. - disse in maniera enigmatica.
   - La vuoi anche tu una bella bambola da strapazzare a piacimento senza che ti rompa troppo le palle? Sarebbe una cuccagna prima di andare a letto la sera...
   - Io per conto mio ce l'avrei già. Il fatto è che nemmeno quella la reggo troppo.
   - Si vede che non è come la mia.
   - Devo andare a fare la spesa ora. - disse lui.
   - Scappi?
   - Grazie, è lo stesso.
   Ci guardammo, ancora una volta senza capirci. Era la solita sbobba da galera cittadina. Era la conferma della mia teoria estrema sulla solitudine. L'inferno sono gli altri, diceva Sartre. Già e noi? Mica scherziamo pure noi. Chiunque possiamo mai essere.
   - Ti manderò un mio racconto. - disse lui.
   - Non spendere troppo in inchiostro. - dissi io.
   - Ti saluto.
   Se non mi salutava era meglio.
   Se ne andò via con tutte le finestre inesistenti della sua monade.
   Andando via mi disse ancora qualcosa, ma chi se ne fregava... Credo che mi disse: "Non sprecarti troppo". Io ero già tutto sprecato prima che nascessi, pirla.
   Io per intanto non mi permetterei mai di dire a qualcuno di non sprecarsi. E' proprio da bastardi pensare una cosa del genere, figuriamoci dirla.
GD ANGELILLO
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