domenica 25 marzo 2012

LA LOTTA

- Marmittone, sì che le sai alla perfetta tu le cazzate. Hai sgrausi, per caso? No? Dì no che ti tiro uno sgagnazzo sul muso.
- Ce li ho ma mica mi viene in mente di darteli a un satanasso come te. Che ci vuoi fare? Sta' a sentire, uno sgrignazzo son capace pure io a ficcartelo sul muso, cetrione.
   Rimase zitto. E che avrebbe potuto mai dire?
Mi voltò le spalle, a suo rischio e pericolo, e si mise a guardare le gambe di una gran gnocca seduta lì vicino. Beh, il cambio gli giovò visibilmente.
   Io, solo ero prima e solo continuai a essere. Mi figurai, chissà perchè, che tutti si viveva come in certi sepolcri ambulanti per via di tutta questa maledetta solitudine. Le botte forse funzionavano perchè almeno un qualche contatto, seppur violento, c'era.
   - Perchè ve ne state sempre arrabbiati nella vostra vita? - disse Blus Brother. In questo era davvero in perenne missione per conto di Dio.
   - Per nulla.
   - Per nulla?
   - Certo. Maledizione più vuoto più merda uguale nulla. E' la matematica che lo dice. Così poi non può venire che la rabbia.
   Blus sbuffò come una belva in gabbia.
   - Ma davvero pensate quello che dite? Ma sul serio? Guardate che mai nessuno osa così tanto.
GD ANGELILLO
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UNA BELLA FIGURA

Eros e anima. Me la sognavo sempre che mi aspettava di notte per farmi da mangiare, mentre io smadonnavo contro tutti i problemi insoluti della vita.
Bla bla bla bla bla.
Sono forte nel blablabla io, specialmente con me stesso, figuriamoci con gli altri.
Sognare è una maledizione. Una roba che vi segna per sempre. Un marchio a fuoco che qualcuno vi imprime sul cuore. Poi non c'è proprio più niente da fare.
    Comunque me ne sono sempre stato da solo nella mia camera, con i miei libri e i miei quaderni. Raccattando sempre visioni e poi portandomele a letto. Lì ci facevo cose truci, sempre con la fantasia. Dormo poco io, la maggior parte del tempo sogno, o a occhi aperti o a occhi chiusi per me è lo stesso.
   Volete proprio sapere come faccio a non stancarmi mai? Ci tenete proprio?
   Beh, per me sognare è un lavoro e un riposo, questo è il mio segreto.
    In realtà penso qualche volta di spararmi un colpo in testa. Ma non ci ho la mausa, nè il colpo. Così mi salvo sempre. Finchè mi metto alla ricerca dell'occorrente cambio idea e pure stazione.
L'altra cosa che mi salva è la solitudine. Così cambio idea tutte le volte che voglio senza mai rendere conto a nessuno. Però farmi trovare da qualche minchione della nettezza urbana con la testa crivellata da un colpo non è che mi alletti troppo. Ma avete presente chi va in giro la mattina a ramazzare tutta la sporcizia degli altri? Io sì, e non ve li raccomando proprio. E poi la polizia, son sicuro che mi chiederebbero i documenti tutti incazzati anche da morto. E che piazzata mi farebbero se caso mai non glieli facessi trovare.
    Starsene lì a terra spacciato e del tutto perduto con tutta questa fracca di problemi non sarebbe certo bello.
    Così, ragazzi, tiro a campare e vaffanculo a tutti gli impiccioni rompicoglioni di tutto il mondo.
GD ANGELILLO
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sabato 24 marzo 2012

RITRATTO DI UN GENIO

La cosa più ridicola era quel tovagliolo per pulirsi il muso, per il resto rimanere una schiappa per tutta la vita può avere dei risvolti anche parecchio drammatici, per non dire di peggio. Il coraggio di essere per davvero se stessi, non è mica una roba di qua qua qua qua qua, come bolle bene l'acqua in pentola. Quando tutt'intorno ti sorpassano degli autentici bolidi. Le gambe della Gioconda erano sempre calde d'amore, liscie come il velluto. Solo che forse era tutto una commedia comica, da doversi per forza abituarsi a fare l'attore cinico. Io per conto mio non mi facevo più male. Il cuore innamorato non sente mai dolore, si dice. Era per conto mio che mi trovavo già all'inferno, gli altri non c'entravano nulla. Una figura di cartone in un fumetto come un altro. Il mondo peggiorava in continuazione, e ritornava sempre come era già stato una volta. Due miliardi di rampicanti sullo stesso albero della cuccagna, tutto il resto, altri miliardi di persone, a guardare soltanto. Il giro era quello che era, io l'impiastro solito.
- Vuoi che andiamo a farci una passeggiata al parco? O preferisci un cinema? - le dissi io.
- Sei un genio! E io ti amo tantissimo! - disse lei.
   Fu come se mi avesse sparato un colpo di pistola in faccia. Volevo scomparire. Mi fece sentire una vera bestia. Spacciato perso.
   Mi mancò proprio il fiato. E lei come una demente capì che mi ero perfino commosso alla sua penosa uscita.
GD ANGELILLO
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venerdì 23 marzo 2012

IL GATTO NERO

Come al solito andai a buttarmi sul letto.
E mi misi a guardare il soffitto come a pregare un dio che conoscevo solo io e che naturalmente proteggeva solo me. E nessun'altro. Era per me un concetto di Dio abbastanza veritiero che condividevano un pò tutti, anche intere nazioni.
   Un concetto di Dio bello e trasparente come il gallo di vetro che avevo sul comò. Un pò fragile a dire la verità ma molto estetico, e molto poco etico. Proprio così come ero io.
   Sul mio letto stavo sempre abbastanza bene, era il mio unico posto al mondo dove davvero non mi sentivo estraneo.
    Lei si avvicinò e si sedette accanto a me.
    Non si coricava mai se non per far l'amore e per dormire, per nessun'altro motivo. Per me invece tutti i motivi erano buoni. Mi diceva sempre un mio amico pizzaiolo: "te ami il letto".
    - Dove cazzo hai preso quel gatto nero? - disse.
    - Milano.
    - Perchè?
    - Una petroliata.
    - Ci dovevi avere per forza il cervello cotto.
   Cominciò a lisciarsi le cosce con le sue cazzo di mani affusolate. Sempre dipinte con uno smalto rosa moscio. Pensava di sedurre gli uomini con quel suo dannato smalto della minchia. Il bello era che ci riusciva. Pure con me c'era riuscita. La stronza. Mi faceva pena a pensarci bene, io invece mi facevo pietà. Lei una rovinata, io uno spaccato di comprendonio. Mi veniva da ridere in un certo senso. In un altro certo senso mi veniva da piangere. Sempre per lo stesso e unico motivo. Ero da ricovero.
   La dentatura lei ce l'aveva già atteggiata a bocchino, con i denti pronunciati in avanti. Infatti era imbattibile. Per quel suo pregio m'era venuto in testa una volta sola di sposarmela.
Mi salvava nella mia vita il fatto che ero parecchio silenzioso, altrimenti un 50 elettrochoc non me li toglieva nessuno.
    Era una ragazzina e si atteggiava a vergine. Camminava con le punte dei piedi sempre tenute all'indentro. Segno evidente di gambe strette e verginità. Ma lei mi aveva già confessato un paio di aborti. Comunque camminava con le punte dei suoi bellissimi piedi all'indentro, e sembrava una vergine perfetta. Poi con quel suo smalto rosa arrapante ma svogliato alle unghie. Io sempre sdraiato sul letto come al solito. 
   Guardò di nuovo il mio bel gatto nero.
   - Quei gatti della malora da noi gli sparano con i fucili da caccia. - disse. - Quello è un gatto da sparargli, porca paletta, sembra un demonio finito e rifinito.
GD ANGELILLO
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domenica 18 marzo 2012

PENSIERO DI BETTY PAGE

- Come ti butta, Joseph?
- O mi butto io o mi buttano gli altri. L'alternativa non è molto rallegrante.
- Beh, almeno tu non sei mai stato un tipo eccessivamente da farci quattro risate in tranquillità.
- E tu mica da impararci la grammatica.
- Che vuoi dire?
- Ognuno ha le sue fasullaggini.
E con questo la conversazione era troncata.
Lui grugnì come un porco e poco mancò che ruttasse pure.
Un tipo alla mano come un altro. Io pure.
La verità era che manco volevo parlarci. Ma quando ci condividi una stanza non è che si abbia abbastanza coraggio di starsene tutto il tempo zitti.
- Beh, ora mi metto a dormire. - disse lui.
- Mi sembra una buona idea. - dissi io.
Non è che non mi restasse più niente da fare con lui a ronfare. Anzi.
Si ficcò nel letto e si accucciò come un cane.
Io mi misi una coperta addosso e mi passai una mano sulla faccia.
Avevo la barba di tre settimane. Mi conveniva che me la crescessi del tutto. Mi massacravo con qualsiasi rasoio. Come con qualsiasi ragazza.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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IN UN SOGNO

- Dov'è che sei te e la tua ragazza?
- Siamo tutt'e due in un sogno. Stiamo aspettando di tornare a casa. Le borse della spesa le abbiamo perse e pure i soldi. Ora come ora siamo persi da qualche parte che non ti so specificare dove. Comunque ce ne stiamo andando sempre in giro. Nudi, perchè siamo meledettamente convinti di essere felici. Non ti sto prendendo per il culo. Davvero siamo felici. Ecco perchè non ce ne frega proprio niente che nessuno ci trovi...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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