Meglio sedersi sullo sgabello scalcagnato di casa propria che sulla poltrona della casa degli altri.
Non sapeva neanche di striscio di chi mai poteva ritrovarsi davanti, così mi portò a casa sua e mi disse: "Sei un tipo".
La ringraziai, se non ero un tipo dovevo pur essere di qualche altra razza di barattolo. Un tipo, ma non siamo tutti un tipo? Una altezza di intelligenza da dare al capogiro, ragazzi. Bellissima, del resto. E uno, per di più tipo come me, possibile mai che si mettesse a pensare all'intelligenza in frangenti stupendi come quelli? E' ridicolo perfino che ve lo precisi, ma quella sberla poteva dire tutto quello che voleva con me: io non avrei battuto certo nessun ciglio.
Andammo a casa sua e lei mi disse:
- Sbrighiamoci, tipo, che tra mezz'ora al massimo arriva il mio fidanzato.
Magnifico, giusto il tempo che mi serviva.
Freddissimo come un dannato orso polare caracollai come un frankenstein arrapato fino al suo divano, e là mi misi ad aspettarla. Lei fece come se fosse a casa sua. Si spogliò e mi venne vicino. Certo il suo negozio di indumenti intimi femminili doveva fare affari d'oro con lei. A far sbandare di testa gli uomini ci metteva il singolo tempo di spogliarsi. Era bellissima, e la sua sola vista mi sbronzò di brutto di eccitazione.
E proprio in quel momento sentii qualcuno che armeggiava con la toppa della serratura dell'ingresso facendo cric cric con la chiave.
- Cazzo, mio marito! - disse lei.
E letteralmente mi buttò fuori dalla finestra. Meno male che eravamo a pian terreno, così io non ebbi nemmeno il bisogno di mettermi a volare.
Non m'ero tolto nemmeno il giubbotto, certo che come dongiovanni da strapazzo avevo un grande futuro davanti a me.
GD ANGELILLO
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mercoledì 18 aprile 2012
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