(1913)
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Le finestre frantumarono l' infernaccio della città in minuscoli infernucci succhianti con le luci. Rossicci diavoli, si impennavano le automobili, facendo esplodere le trombe proprio sull' orecchio. E là, sotto l' insegna con le aringhe di Kerc, un vecchietto stravolto cercava tastoni i suoi occhiali e ruppe in lacrime quando, nel tifone del vespro, un tram di rincorsa sbattè le pupille. Nei buchi dei grattacieli, ove ardeva il minerale e il ferro dei treni ingombrava il passaggio, un aeroplano lanciò un grido e cadde là dove al sole ferito colava l' occhio. E allora ormai - sgualcite le coltri dei lampioni - la notte si diede al piacere, oscena e ubriaca, mentre dietro i soli delle vie in qualche luogo zoppicava, non necessaria a nessuno, la flaccida luna. MAJAKOVSKIJ |
domenica 5 gennaio 2014
L'INFERNACCIO DELLA CITTA'
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