Una volta persi un ritratto di Dostoevskij e per ritrovarlo ritrovai invece un crocefisso, piccolo ma ben fatto, chissà da quanto se ne stava là sotto, poi trovai una foto di una ragazza che mangiava in piedi un piatto di spaghetti e poi finalmente ritrovai lui, Dostoevskij.
Sotto il tavolo di lavoro avevo come al solito un intero bazar buttato alla rinfusa. Carte di cioccolato, scartocci di paste alla crema, ritagli di giornale, elastici per libri rotti, polvere di mesi, appunti vari, giornali satirici vecchissimi, foto di donnine seminude, giornali americani scaduti e arciscaduti, riviste di parrucchiere ecc. ecc. ecc....
Per me era un simbolo quel che avevo ritrovato cercando Dostoevskij, anche se non sapevo di cosa, spaghetti, spiritualità, erotismo, meditazione, romanzi, cioccolate...
Chissà perchè gli uomini separano sempre tutto a scompartimenti stagni. Un io non deve sapere quello che fa l'altro io. Un io diverso per ogni scompartimento stagno separato dagli altri. Ma un romanziere ha tutto alla rinfusa dentro e allora non può permettersi di avere io diverso da quello che scrive. Forse...
Dostoevskij mi aveva detto: "Non scordarti di Cristo". Chissà se lo avevo capito. Credo di no. Capisco così poche cose io nella mia vita.
Capisco mille volte di più le donnine nude. Ma cosa significano per davvero anche loro? L'erotismo, va bene, ma dopo?...
Ne abitava in quei giorni una proprio vicino alla mia porta. Non le avevo mai parlato. Ma sapevo che era lì. Una sera mi sorrise e io non seppi che fare perchè praticamente non me l'aspettavo proprio. Comunque ci presentammo e ci conoscemmo. Mi invitò nella sua camera e mi preparò un piatto di spaghetti. Dopo mi disse che quel pomeriggio aveva abortito. Io rimasi di ghiaccio e non sapevo più che dirle. Praticamente mi freddò. Poi mi disse di giocare a scopa. Facemmo 3 partite e vinse lei tutt'e 3 le volte. Dentro io avevo qualcosa di bloccato. Pensai seriamente quella volta di smetterla con questi romanzi per non dover scrivere di queste storie assurde.
Poi lei mi diede una fotografia.
"Ricordati ogni tanto di me", mi disse semplicemente.
Quella foto la persi quasi subito perchè mi ricordava la morte. Eppure lei era bella e quasi nuda.
Mi disse che era attrice di film, e pure di documentari. Me ne stetti bene attento a chiederle di quali film e di quali documentari.
Quando quella sera me ne ritornai in camera mia mi dissi:
"Io sono soltanto uno sbruffone, altro che romanziere".
Credo che si chiamasse Giovanna e che fosse di Bergamo, credo pure che non sia più viva da molto tempo. Non ho assolutamente bisogno della sua fotografia per ricordarmela ogni tanto.
E ogni tanto riesco pure a dirle una preghiera con un semplice sorriso, pensando di sfuggita al suo bellissimo e tristissimo sorriso.
GD ANGELILLO
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mercoledì 25 aprile 2012
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