sabato 24 marzo 2012

RITRATTO DI UN GENIO

La cosa più ridicola era quel tovagliolo per pulirsi il muso, per il resto rimanere una schiappa per tutta la vita può avere dei risvolti anche parecchio drammatici, per non dire di peggio. Il coraggio di essere per davvero se stessi, non è mica una roba di qua qua qua qua qua, come bolle bene l'acqua in pentola. Quando tutt'intorno ti sorpassano degli autentici bolidi. Le gambe della Gioconda erano sempre calde d'amore, liscie come il velluto. Solo che forse era tutto una commedia comica, da doversi per forza abituarsi a fare l'attore cinico. Io per conto mio non mi facevo più male. Il cuore innamorato non sente mai dolore, si dice. Era per conto mio che mi trovavo già all'inferno, gli altri non c'entravano nulla. Una figura di cartone in un fumetto come un altro. Il mondo peggiorava in continuazione, e ritornava sempre come era già stato una volta. Due miliardi di rampicanti sullo stesso albero della cuccagna, tutto il resto, altri miliardi di persone, a guardare soltanto. Il giro era quello che era, io l'impiastro solito.
- Vuoi che andiamo a farci una passeggiata al parco? O preferisci un cinema? - le dissi io.
- Sei un genio! E io ti amo tantissimo! - disse lei.
   Fu come se mi avesse sparato un colpo di pistola in faccia. Volevo scomparire. Mi fece sentire una vera bestia. Spacciato perso.
   Mi mancò proprio il fiato. E lei come una demente capì che mi ero perfino commosso alla sua penosa uscita.
GD ANGELILLO
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